Ciao e oggi un'innocente parola di saluto o di congedo fra persone che hanno confidenza. In origine pero denunciava il servilismo a cui s'ispiravano i rapporti sociali. Infatti « ciao» non e atro che « s-ciao» (forse anche oggi questa forma e in uso, come 10 era anni fa), cioe « schiavo »), sottinteso « suo». II senso era: io sono il suo schiavo; per dire: sono tutto suo, le sono devoto. Più tardi, come avviene spesso con le parole, il significato si attenuò ed ormai ogni collegamento con la lontana' origine e del tutto perduto. La parola pero e vivissima. Conservo invece tutto il suo peso di servilismo la formula: «Servitor suo» e « servo suo», ormai, credo, del tutto sparita (forse qualche vecchio I'usa ancora). Toreando alla parola schiavo (s-ciavo), osserviamo che essa deriva dalla parola germanica «sclave », cioe slavo fatto prigioniero e costretto a lavorare. Infatti per i veneti, che dominarono lungamente sulla costa dalmata, «s-ciavo» significava soltanto «slavo ». Ancor oggi nel Friuli s·ciavo vuol dire slavo. Gli «s·ciavoni» o «schiavoni» erano valorosi mercenari della Repubblica Veneta assoldati proprio Ira gli slavi della Dalmazia. Uno dei punti più belli di Venezia, noto in tutto il mondo, si chiama Riva degli Schiavoni, perche probabilmente vi si trovavano le caserme degli «schiavoni», che erano all'incirca i «marines», cioè fanteria da sbarco della Repubblica Molti padovani passarono quindi per quella caserma sulla Riva degli Schiavoni. II ricordo degli Schiavoni e ben vivo a Padova, come del resto in tutto il Veneto, nel comunissimo cognome «Schiavon ». Può darsi, come accade in tutto il mondo quando in un paese si trovano, per qualunque ragione,
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